Infatti dopo che l’infermiere professionale mi salvò la vita accorgendosi dell’errore commesso dal
suo collega del turno precedente, per liberarmi dall’intossicazione prodotta dal farmaco
somministrato in eccesso mi tolsero per qualche giorno qualsiasi terapia, e purtroppo la fibrillazione
ripartì con le sue recidive che furono molto più gravi in assenza di farmaci curativi!
Quelle crisi divennero terribili e quando imperversavano sul mio corpo - assolutamente indifeso e
provo di qualsiasi farmaco in grado di contrastarle - tremavo orribilmente sotto i colpi di gravi
tachiaritmie che facevano sobbalzare persino la cassa toracica, le gambe, l’addome!!
Le fibrillazioni sobbalzanti e violente erano come frustate inflitte su un corpo fragilissimo che non
poteva più contare sui farmaci, eppure mi trovavo in un ospedale, c’erano tanti medici, io stesso ero
medico, c’erano tutte le condizioni per poter essere curato da quel male crudele, ma niente!
Dovevo soffrire senza farmaci proprio nel regno dei farmaci!
Durante le crisi venivo spesso sopraffatto da sensazioni paradossali, grottesche, innaturali, come
morire di sete nuotando in un lago d’acqua potabile, morire di fame mentre ero seduto ad un grande
banchetto, morire di gelo pur trovandomi sulla spiaggia sotto il sole, morire in una tempesta in alto
mare pur trovandomi in un porto sicuro!
Tecnicamente si definiva “fibrillazione atriale ad alta risposta ventricolare”, nella quale in pratica
convivevano sia le aritmie, che mi toglievano il respiro e mi davano una forte sensazione di morte
imminente, sia la tachicardia che a volte raggiungeva quasi i 200 battiti al minuto, completando il
quadro delle sofferenze ed apportando un intenso tremore.
La sintomatologia veniva aggravata sensibilmente dal cosiddetto “effetto rebound” che ero certo si
sarebbe presentato ed infatti arrivò puntuale alla celebrazione del mio grande supplizio, in assenza
di utilizzo del mio betabloccante che era stato sospeso all’improvviso nonostante lo assumessi da
circa 40 anni.