NEI SECOLI DEI SECOLI - Gianni Zito - Biografia

(Gianni Zito) #1

Avevo bisogno di incontrarla anche perché ormai il virus era arrivato in città e forse anche in
ospedale visto che gli infermieri ed i medici indossavano tutti mascherine e protezioni molto
vistose, e quindi ero molto preoccupato che si ammalasse anche lei.


Non la sentivo e vedevo da una settimana circa e quindi l’ansia e la preoccupazione erano enormi.


Erano passate le 13,00 già da una quindicina di minuti e pensai che stesse parcheggiando, per cui mi
misi ansiosamente ad osservare la strada interna all’ospedale dal piccolo squarcio sulla plastica
apposta sulla vetrata. Cercavo disperatamente di riconoscere la sua sagoma da quei pochi centimetri
di affaccio sul mondo, l’unico punto di visibilità sulla civiltà esterna.
Per riuscire a scrutare da quel piccolo squarcio, però, dovevo assumere una posizione piuttosto
scomoda perché era mal posizionato e, sentendomi molto fragile fisicamente, ogni tanto ero
costretto a mollare per cui tornavo alle sbarra d’ingresso della cella per tentare di ascoltare se nel
corridoio risuonasse la sua voce soave.
L’attesa fu non solo snervante ma ossessiva, perché ogni minuto in più che passava aumentava
inesorabilmente la mia preoccupazione, e transitavo continuamente dal piccolo squarcio sulla
plastica della vetrata alle sbarre della porta, in una specie di rito propiziatorio per farla apparire il
più presto possibile! Oltretutto il colloquio era consentito soltanto fino alle 14,00 per cui se avesse
fatto più tardi non sarebbe potuta entrare.
Anna era sempre molto precisa e scrupolosa e non tardava mai agli appuntamenti, quindi sarebbe
venuta sicuramente, pensai. E ripresi il rito propiziatorio precedente.
Il tempo passava inesorabile e crudele come la mia carcerazione, ed il mio rito propiziatorio si
trasformò in allucinazioni vere e proprie perché appena vedevo una sagoma da lontano, dallo
squarcio, mi obbligavo a pensare che fosse lei! Tentavo di costringere il fato a modificare l’identità
delle persone e realizzare una magia, o più propriamente un miracolo, che però non si compiva.

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