Certo i rischi sanitari sono sempre alti, e la malattia sempre grave ma la percepisco come ovattata.
Il mio cuore risponde alla mansuetudine imposta da Dio, e tutte le membra riescono a vivere una
dimensione più umana, meno affannata, meno angosciante.
Nessuna medicina al mondo sarebbe stata in grado di raggiungere lo stesso obiettivo.
Gli elettrocardiogrammi effettuati quel giorno dimostrarono un effettivo miglioramento, infatti capii
che nel giro di pochi giorni mi avrebbero dimesso dall’ospedale.
Dopo aver conquistato enormi consapevolezze, e la angelica sensazione di libertà e purezza indotte
dall’intervento Divino nella notte dei tempi, capii anche che nulla più sarebbe stato come prima, che
le sofferenze, le ingiustizie, le persecuzioni, non mi avrebbero mai più devastato come in passato.
La Santa Trinità era entrata nella mia Anima per restarci per sempre, insieme alla Madonnina, Luce
Infinita dei Cieli, che definii anch’io “Stella del Mattino” come faceva sempre mia madre.
In effetti mia madre morì proprio l’edificio affianco al mio, la torre cardiologica, in linea d’aria
distante circa 50 metri, e pertanto pensai che nei momenti più sacri vivemmo entrambi la stessa
presenza della Madonna, nella stessa area dell’ospedale.
Per mia madre valse l’approdo in Paradiso dove trovò per la prima volta suo padre, il 19 marzo,
proprio il giorno della festa del papà, dopo un’attesa di oltre 70 anni; per me valse la nascita ad una
vita nuova, dopo un’attesa di 30 anni.
Dio non ama la fretta, lo avevo capito bene nella mia vita, infatti anche il tempo è a Lui sottomesso.
Nel Paradiso non esiste una dimensione temporale perché regna sovrana l’Eternità.
Invece per me il tempo esisteva eccome, erano rinato come me: era giunta l’epoca di amare Dio
nella pienezza dello Spirito, e di testimoniarlo con tutte le mie forze, le mie capacità, la mia
sensibilità, senza anteporre mai più nulla al mio Signore.