In tarda mattinata, ritrovata energia e serenità, pensai ad Anna e chiesi alle guardie se per caso
avesse telefonato al reparto ma confermarono che non la avevano né vista né sentita.
Pensai tra me e me: “credo che verrà oggi, lo sento, ed avrò conferma che tutte le preoccupazioni di
ieri, nella mia vita precedente, erano assolutamente infondate, infatti sono scomparse del tutto”.
Le preoccupazioni terribili del giorno prima facevano parte del corollario di eventi necessari alla
mia purificazione, incluse nelle tribolazioni che nella notte dei tempi mi permisero di ottenere, sulla
sommità della Montagna di Dio, Beatificazione, Trasfigurazione, Resurrezione.
Una volta concretizzatosi il Miracolo, le preoccupazioni svanirono ed io attesi Anna con rinnovata
fiducia.
Sapendo che mi avrebbero dimesso in breve tempo restituii il Santino alla guardia carceraria che era
di turno proprio quella mattina, e la ringraziai solennemente per il gesto magnifico, per avermelo
donato in un momento così difficile della mia esistenza.
Gli dissi semplicemente: “grazie di cuore, adesso ve lo posso restituire perché sto bene. Mi
ricorderò tutta la vita di voi e del vostro bel gesto. Mi avete aperto un mondo straordinario
donandomi il Santino. Che Dio vi benedica sempre. Vi ricorderò anche nelle mie preghiere”.
Lui mi guardò con una certa stima, generalmente molto difficile da provare per i carcerati, e rispose:
“vi auguro tutto il bene del mondo, e soprattutto di risolvere presto i vostri problemi perché si vede
che siete una bravissima persona. Anch’io vi ricorderò nelle mie preghiere, statene certo”.
Avremmo voluto abbracciarci ma ormai il coronavirus obbligava alla massima prudenza, per cui ci
salutammo col sorriso negli occhi e con un velo di commozione.
Ci campimmo perfettamente perché entrambi avevano Cristo nei nostri cuori.