L’arrivo della rediviva Anna
Verso le 13,00 come immaginai arrivò Anna, ne riconobbi la voce soave, lontana nel corridoio, e
ringraziai Dio anche per questo ulteriore grande dono per me.
Lei mi vide e percepì che era accaduto qualcosa di importante, infatti mi disse: “Gianni che cosa ti
è successo? Hai un’espressione molto stanca, anche se vedo che sei tranquillo! Sei stato male??”.
Io le accennai che la notte era successo qualcosa di straordinario, destinato a rappresentare una
svolta per me, però non riuscii a raccontarle nulla perché mi mancarono le parole ed ogni volta che
provavo a spiegarle tutto mi prendeva un groppo in gola e mi veniva da piangere.
Neanche nei giorni seguenti fui capace di raccontarle l’accaduto, e ci riuscii, con grande
commozione, soltanto qualche settimana dopo!
Poi le chiesi un po’ arrabbiato: “piuttosto a te cosa è successo ieri? Lo sai che mi hai fatto penare
le pene dell’inferno? Ho immaginato tutti i mali del mondo ricaduti su di te, mi hai fatto stare
malissimo!”. Lei affranta rispose: “amore mio sono stata bloccata nel tribunale per colpa di
un’udienza che si è protratta molto a lungo, ed è finita ben oltre l’orario di colloquio consentito
qui, e non ti potevo nemmeno avvisare telefonicamente, che disastro!”.
A quel punto, ripensando a tutte le preoccupazioni che mi travolsero, ed alla presenza di Anna che
sembrava tornata dall’oltretomba, mi commossi e mi scapparono due lacrime che le fecero capire
almeno parzialmente il dramma che vissi il giorno prima, infatti decidemmo che da quel momento
in poi ci saremmo visti senza appuntamenti prefissati per non lasciarmi in pena nell’attesa.
Anna manifestò subito tutta la sua preoccupazione per il coronavirus e mi disse che se fosse arrivato
in ospedale io avrei corso rischi enormi perché a causa della mia malattia, ultra-quarantennale
ormai, avrei patito sicuramente danni molto seri; in poche parole, sarebbe stato più probabile per me
perdere la vita piuttosto che raggiungere una difficile guarigione.
Indice