L’addio al boss malato e la partenza per il carcere
Il giorno dopo fui trasferito di nuovo nella cella col boss malato e ne approfittammo per raccontarci
le ultime storie e scambiarci le ultime solenni emozioni prima di darci l’addio per sempre, infatti io
sarei tornato in carcere a breve e lui invece sarebbe rimasto ricoverato, pertanto le nostre strade si
sarebbero divise per sempre.
Lui ne era cosciente ed infatti fu molto loquace in quel periodo, raccontandomi tanti ricordi della
sua vita molto movimentata. Il suo impegno principale, però, fu sempre quello di scrivere lettere e
poesie alla moglie defunta, e realizzare per lei numerosi disegni davvero ben fatti, veramente
artistici, a sottolineare che il boss aveva frequentato, in gioventù, la scuola d’arte.
Parlammo tanto anche della Fede e notai che non aveva più timori nel pronunciare parole Divine,
infatti ne approfittai per insegnargli alcune preghiere che non conosceva.
Gli ultimi dialoghi furono davvero commoventi, ci comprendemmo alla perfezione nonostante
fossimo due persone che avevano condotto vite completamente diverse. Avevamo un carattere
opposto ma condividevamo lo stesso destino carcerario e soprattutto avevamo un aspetto molto
importante in comune: eravamo entrambi in cammino verso prospettive spirituali importanti.
Se ci avessero potuto ascoltare un grande scrittore o un regista importante, da quei nostri dialoghi
avrebbero ricavato libri best seller e film di grande emotività, ne sono certo.
Non era mio compito tentare di edificare un altare letterario per glorificare quei santi colloqui, e
nessuno potrà mai più farlo, ma tutto resterà nei nostri cuori, per sempre.
Buona parte delle enormi emozioni spirituali vissute col boss, quindi, erano destinate a morire in
quella cella, senza poter essere tramandate ai posteri, ma in realtà come tutte le cose che riguardano
Dio non muoiono mai, ed è Lui stesso a custodirle per la salvezza delle Anime.
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