La protezione dei primi detenuti conosciuti per primi
Loro furono felici di vedermi, mi salutarono con affetto sincero nonostante avessimo vissuto
insieme solo poche ore, e mi confessarono che erano stati in pena per me perché mi videro davvero
molto sofferente in occasione della brutta fibrillazione che mi spedì in ospedale.
Io precisai loro di stare meglio perché mi era successo qualcosa di straordinario che appena
possibile gli avrei raccontato.
Ovviamente non avevo alcuna speranza che mi potessero comprendere perché le nostre esistenze
erano totalmente opposte: io molto sensibile e cattolico, e loro probabilmente negati per qualsiasi
forma di riflessione spirituale. Ma ben presto mi sorpresero anche loro.
Gli altri quattro detenuti erano nuovi ed in cella eravamo in otto, decisamente troppi.
Ritrovai accartocciato in un angolo di un armadietto il mio giubbino contenente pillole ed il mio
inseparabile Rosario, e fu già un successo aver ritrovato tutto, mentre erano spariti una delle due
ciotole per cui dovetti usare sempre la stessa, l’unica disponibile, a colazione pranzo e cena.
Inoltre anche il cuscino era sparito per cui usai le mie buste dei vestiti, piuttosto scomode.
Fui costretto ad adoperare questi escamotage perché, pur chiedendo agli appuntati ripetutamente un
nuovo cuscino ed una nuova ciotola, non arrivavano mai perché ancora regnava la confusione per la
grave rivolta scoppiata pochi giorni prima. Vi erano segni della sommossa dappertutto nei corridoi:
vetrate distrutte, mattonelle divelte, inferriate piegate, pareti lacerate! Si capiva chiaramente che vi
era stata una battaglia senza esclusione di colpi.
In realtà la rivolta nelle carceri in Italia partì proprio da Salerno, infatti il primo servizio nei
telegiornali nazionali fu proprio realizzato sul penitenziario ove mi trovavo, su quelle celle, su quei
detenuti particolarmente esagitati!
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