I compagni di cella mi raccontarono un po’ tutto ma con una certa reticenza, non volevano parlarne
apertamente, forse per paura di essere trasferiti come era accaduto ai rivoltosi più esasperati che
ormai si trovavano già nelle carceri della Sicilia e della Puglia, almeno queste erano le voci che
circolavano.
Tra i nuovi compagni di cella ed i vecchi notai subito che non correva buon sangue, infatti il più
anziano di tutti, il boss della cella con cui parlai il primo giorno, faceva fatica a tenerli buoni e
distanziati, visto che già c’erano state discussioni accese.
Il detenuto che si arrabbiò col mondo intero quando gli raccontai le ingiustizie che mi avevano
condotto in carcere, e che mi precisò che se fossero capitate a lui avrebbe fatto una strage, fu quello
che più di tutti mi fece compagnia e mi aiutò ad integrarmi nel sistema carcerario.
Era molto nervoso come persona, andava sempre avanti ed indietro per tutta la cella, marciando in
tutti gli angoli possibili, mentre sbraitava contro la ex moglie che lo aveva costretto al carcere
denunciando minacce e lesioni che in realtà non aveva mai commesso, almeno a suo dire.
Il suo tormento era il piccolo figlio di pochi anni, conteso con la ex moglie, ed ogni volta che ne
parlava si commuoveva, con lacrime a volte di gioia, essendo il bimbo la “luce dei suoi occhi”
come lo definiva spesso, a volte di rabbia per non poterlo vedere durante la detenzione.
Attendeva un’udienza che si sarebbe dovuta tenere dopo qualche settimana, grazie alla quale forse
sarebbe potuto uscire, non trattandosi quindi di una condanna definitiva come la mia ma soltanto di
una detenzione cautelare. Il soggetto era stato già in carcere altre volte ma in questo caso specifico
non doveva scontare pene definitive, e forse anche per questo era particolarmente nervoso.
Mi prese subito a cuore ed essendo molto più pratico di me decise di divenire una sorta di mio
protettore, infatti ogni volta che si scatenava una discussione tra rivali, sempre piuttosto animata, lui
interveniva e urlava a tutti: “we, silenzio! Qua ci stà il dottore, non fate i bastardi come al solito, un
po’ di rispetto! Avete capito bene? O ve lo devo spiegare meglio??”.