Le vetrate infatti erano vere finestre sul Creato, e l’arcobaleno che si produceva, all’alba ed anche al
tramonto, rispettava la scala di colori estratta dal panorama, ed inebriava tutta la casa.
Il colpo d’occhio delle vetrate offriva un’immagine unica, come un prisma di colori vivi, animati,
ma osservandole nei dettagli ciascuna trasmetteva sfumature diverse estrapolate dal panorama:
verde dalle colline, rosso e giallo dalla città, celeste dal mare della litoranea, blu dal mare della
divina costiera amalfitana.
All’alba l’intensità della luce e dei riflessi dei colori partivano dalla prima vetrata di sinistra,
esposta a sud-est, e progressivamente diminuivano verso l’ultima a destra, a nord-ovest che
affacciava sulla costiera amalfitana, mentre al tramonto accadeva il contrario: il sole arancione
illuminava la prima vetrata a nord-ovest e poi plasmava con i suoi riflessi, sfumandone
progressivamente l’intensità, le altre fino all’ultima a sud-est.
Sembrava un arcobaleno artificiale, una magia studiata a tavolino dagli architetti, ma era tutto vero:
una solenne armonia di luci e colori, silenziosa ma imponente, ed ogni volta mi lasciava senza fiato.
Ogni giorno vivevo questo lungo rituale, divenuto ormai un atto spirituale perché alla bellezza del
Creato associavo ovviamente la Magnificenza di Dio, e Lo ringraziavo profondamente per avermi
consentito di vivere quegli attimi immensi, tutt’ora componenti importanti della mia Fede.
Ancora oggi, quando ripenso a quei momenti, indelebili nel mio cuore e nella mia Anima, ringrazio
profondamente Dio per avermeli concessi.
Oggi non sarei l’uomo che sono, e non vivrei questa importante rinascita, se non avessi vissuto quel
periodo in quel regno incantato e baciato dal Signore.
Furono tempi di Grazia, ne ero assolutamente certo, e andavano vissuti pienamente, con Fede, senza
pensare agli esiti futuri. Occorreva vivere quel presente magnifico, Dono di Dio, senza remore.