Subito dopo ricordammo che, una volta partiti dall’aeroporto, ci recammo a Salerno perché
ovviamente avevo un’azienda de gestire, ed andammo a vivere a casa di un mio amico, che me la
prestò considerata la bellissima storia d’amore che vivevo.
La casa si trovava al parco Arbostella, uno dei più belli della città, e trascorremmo un periodo
sereno, vivendo alla giornata, senza sapere cosa ci avrebbe riservato il futuro.
Lei sarebbe dovuta tornare a Londra per riprendere gli studi e laurearsi, io avevo un lavoro
impegnativo e quindi non potevo seguirla sempre ed ovunque, per cui prima o poi ci saremmo
dovuti separare.
Restammo comunque a lungo in quella casa, oltre un mese, vivendo sempre insieme anche quando
mi recavo al lavoro, e Miriam in quel lungo periodo fece di tutto per convincermi che, visto che
avevamo intenzione di sposarci ma non volevamo subire, nessuno dei due, variazioni rispetto alla
propria Fede, avremmo potuto organizzare il nostro matrimonio in Marocco, con una formula
particolare che non prevedeva la mia conversione alla fede islamica, e che utilizzavano quasi tutti
gli occidentali che sposavano una donna araba come Miriam e volevano conservare la propria Fede.
Mi raccontò ogni particolare, e mi disse che la formula sarebbe durata pochissimo. Per il resto non
avrei cambiato nulla della mia Fede.
Ovviamente ci ragionai per un lungo periodo, anche perché non era imminente nessuna cerimonia
di nessun tipo.
Dopo oltre un mese la riaccompagnai all’aeroporto di Fiumicino e stavolta Miriam riuscì a partire
serena e felice di aver audacemente salvato il nostro amore con quel semi dirottamento dell’aereo e
soprattutto di avermi convinto a celebrare un matrimonio anche se in versione adattata alle esigenze
spirituali di ciascuno.