Il padre di Miriam, infatti, era deceduto qualche anno prima, quasi nello stesso periodo della morte
dei miei genitori. Quando entrammo nel suo studio provai un’emozione fortissima, anche perché la
stessa Miriam mi trasmise tutta la sua tensione emotiva.
In quella stanza tutto era rimasto fermo, come una foto storica, al momento in cui la utilizzò
l’ultima volta: c’erano ancora le sue carte sulla scrivania, i suoi sigari, le penne, la borsa, tutto come
lui lo aveva lasciato.
Mimì mi confessò che sia lei che la madre non avevano osato spostare nulla proprio per
immortalare la presenza del padre, per avere la sensazione, ogni giorno, che fosse ancora lì, nel suo
sontuoso studio istituzionale.
C’erano sue foto dappertutto sulle pareti, e con tanti personaggi importanti di tutto il mondo,
soprattutto premier di varie nazioni con cui era stato immortalato dai giornalisti dell’epoca, e Mimì
fu molto orgogliosa di illustrarmele e spiegarmele. C’erano anche foto con vari premier e ministri
italiani. Inoltre Miriam mi raccontò anche di quando il padre, insieme ad altri diplomatici, riuscì a
sventare un grave tentativo di colpo di stato che si consumò nel palazzo reale, salvando il Re!
Ad un certo punto ci raggiunse anche la madre, come se avesse sentito, dal piano terra, che
parlavamo di un argomento per loro era delicatissimo, sicuramente l’evento più traumatico vissuto
dalla loro famiglia. Infatti la madre arricchì di dettagli il racconto, che fu davvero coinvolgente, ed
evidenziò gli atti eroici del marito che, oltre al Re, salvò tanti altri diplomatici chiudendoli dentro
un’aula protetta ed affrontando, armi alla mano, i rivoltosi che gli si scagliavano contro!
Il padre si salvò la vita per il rotto della cuffia, e quando fu domata la rivolta il Re in persona volle
ringraziarlo solennemente, attribuendogli tutti gli onori del caso, raffigurati in numerose foto
storiche, quelle con le cornici più importanti.
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