«VI RACCONTO IL CINEMA
SECONDO ME»
Una chiaccherata conRenzo Arbore:
60 anni di ricordi, gusti, aneddoti, volti,
piccoli retroscena legati alla magia del
grande schermo, da Cinema Cicolella
di Foggia aMariangela Melato, dal
Pap’Occhio a Fellini
INTERVISTA DINANNI DELBECCHI eFLAVIO NATALIA
Renzo Arbore (83
anni)
nella sua casa
romana.
ESCLUSIVO
R
enzo Arbore è una fi-
gura unica - e tra le più
importanti in assolu-
to - dello spettacolo e
della cultura popolare
italiani: per oltre 50
anni ha inventato radio
e televisione “intelligenti” (parodistica,
garbatemente satirica e soprattutto tan-
to divertente), divenendo un caposcuola
tuttora citatissimo in decine e decine di
programmi,lanciato tanti personaggi
poi divenuti star mondiali(uno su tutti:
Roberto Benigni), anticipato mode, con-
tribuito all’emergere di figure chiave della
nostra musica leggera, da Lucio Battisti
allo stesso Vasco Rossi. Si è avvicinato lui
stesso alla musica prima rischiando di
vincere (alla sua maniera ironica e scan-
zonata) un Festival di Sanremo nel 1986
attrici italiane del dopoguerra, Mariangela
Melato, ha avuto anche il ruolo di cata-
lizzatore di energie, idee, progetti di ogni
tipo o settore dello spettacolo, che spesso
prendevano corpo in serate goliardiche
infinite sul suo terrazzo nella zona nord
di Roma. Scanzonato, rigoroso, colto, di
estrazione politica “liberale” (come ama
definirsi) e grande cultore degli aspetti
condivisi delle culture popolari, dal cibo
alle tradizioni, ha sempre preferito dire “no
grazie” alle lusinghe di una tv gridata o a
incarichi che non considerava in linea con
la sua concezione della vita. Ha 83 anni.
E conversare con lui di cinema, come è
capitato a noi, significa tuffarsi in storie,
aneddoti, volti, tendenze, protagonisti e
comprimari di 40 anni di storia italiana.
Renzo, il tuo rapporto col cinema è stret-
to, per un sacco di ragioni.
Mi ritengo fortunatissimo: noi ottantenni
da bambini non avevamo la tv, ma solo il
cinema, e questo ci ha “costretto” a vedere
capolavori che a 13 anni non capisci, o
dovresti non capire, comeRoma città aper-
ta, Sciuscià, Ladri di biciclette oUmberto
D., che era il mio film preferito quando
ne avevo 12. Naturalmente, al “Grande
Cinema Cicolella”, accanto alla stazione
di Foggia, con le poltrone di velluto “co-
me nelle grandi città”, diceva la pubblicità,
accanto a questi titoli “beccavi” anche i
grandissimi film di Totò, L’imperatore di
Capri,Fifaearena,parodia diSangue e
arenacon Tyrone Power. Ah: e andavi mu-
nito di fazzoletti bianchi per piangere. Sì,
perché, si sapeva: «Un film era bello perché
si piangeva». C’erano Yvonne Sanson e
Amedeo Nazzari,Catene, Tormento,
questi erano i grandi titoli.
conIl Clarinettoe poi guidando l’Orchestra
italianaingiroperilmondoincentinaia
e centinaia di concerti. Ci ha raccontati
ogni volta per come eravamo e come sta-
vamo per diventare e nella sua attività di
“impastatore’’ della realtà e delle tendenze
secondo ricette ogni volta originali, ha
anche visitato il cinema in due oc-
casioni come regista, dal celebre
Pap’Occhiodel 1980 (persino se-
questrato dalla censura, anche se
poi riabilitato dal Vaticano) a
FF.SS - Cioè: ...che mi hai porta-
to a fare sopra a Posillipo se non
mivuoipiùbene?(1983), oltre a
frequentarlo instancabilmente
da spettatore sin da bambino.
Foggiano trapiantato a Napoli
e poi a Roma, per molti anni
legato a una delle più acclamate
Arborecon
Gigi Proietti
inFF. SS.
Renzo Arborecon il cast del
Pap’Occhio.Tra gli altri, Roberto
Benigni e le Sorelle Bandiera.
CIAKMAGAZINE.IT | 47
Renzo Arborecon
Mariangela Melato.