virtù di tali caratteristiche, gli Apollo intersecano
necessariamente in qualche punto l’orbita della
Terra e può accadere, nel tempo, che
l’attraversamento avvenga in un punto
pericolosamente vicino alla posizione del nostro
pianeta.
Ryugu è inoltre un NEO, ossia un Near Earth
Object, cioè un oggetto vicino alla Terra e un PHA.
Tra i NEO sono indicati come PHA (Potentially
Hazardous Asteroids, asteroidi potenzialmente
pericolosi) quelli con un diametro maggiore di
140 metri, la cui distanza minima d’intersezione
con l’orbita della Terra è minore di 0,05 AU, cioè
19,5 volte la distanza media della Luna.
L’insieme di queste caratteristiche orbitali lo
hanno reso il candidato migliore per la missione
Hayabusa2: il compito della sonda giapponese
non consiste, infatti, solo nello studiare l’asteroide
da vicino. Essa dovrà anche prelevare campioni di
materiale dalla sua superficie e riportarli sulla
Terra intorno al 2020. Tutto ciò attraverso una
complessa serie di procedure automatizzate.
Ryugu: l’origine del nome
Ryūgū-jō è il palazzo sottomarino del dio drago
del mare in una fiaba popolare giapponese che
racconta la storia del pescatore Urashima Tarō.
Per aver salvato una tartaruga marina, Urashima fu
portato nel castello sommerso Ryugu, dove visse
tre anni insieme alla principessa Otohime, ma alla
fine, preso dalla nostalgia, desiderò tornare in
superficie. Otohime cercò di dissuaderlo, ma, visto
che Urashima era deciso a ripartire, acconsentì,
regalandogli però un tamatebako, uno scrigno
prezioso, con la promessa che Urashima non lo
avrebbe mai aperto. Quando il pescatore ritornò
in superficie, scoprì che tutto era cambiato: non
erano passati solo tre anni, ma centinaia... Preso
dallo sconforto, ruppe la promessa e aprì lo
scrigno. Ne uscì una nube che immediatamente lo
avvolse, trasformandolo in un vecchio
pluricentenario: dentro lo scrigno c’era infatti la
sua vera età.
La storia di Urashima Tarō si presta bene a
simboleggiare la missione di Hayabusa2:
l’asteroide Ryugu è come il castello sottomarino
che contiene un tesoro antico, che la sonda dovrà
riportare sulla Terra, sigillato in una specie di
capsula del tempo.
Anche il logo della missione (che potete vedere
nell’articolo a pagina 33) riprende alcuni motivi
della fiaba: il colore vermiglio, all’esterno,
simboleggia il palazzo sottomarino Ryūgū; il viola,
più all’interno, rappresenta i nobili che vivevano
nel palazzo e la principessa Otohime; il
pennacchio azzurro, al centro, simboleggia infine il
vestito di piume della principessa, ma anche la
luce azzurrina dei motori ionici di Hayabusa2.
Sotto. Urashima Tarō trasportato dalla tartaruga
che ha salvato, in una stampa dell’800.