Coelum Astronomia - #226 - 2018

(WallPaper) #1

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Una mascotte su Ryugu


Un rendering del lander Mascot sulla superficie di Ryugu. Crediti: DLR

Ma perché limitarsi a studiare l’asteroide da
lontano, quando nella debolissima gravità di
Ryugu è possibile far atterrare in modo
relativamente semplice degli strumenti sulla sua
superficie? Proprio per non perdere questa
possibilità, la JAXA ha deciso di incorporare nella
sonda Hayabusa2 un lander in grado di studiare
l’asteroide direttamente sul posto. La costruzione
del dispositivo fu affidata alle agenzie spaziali
CNES, francese, e DLR, tedesca, che produssero
uno straordinario concentrato di tecnologia
racchiuso in uno scheletro di pochi centimetri di
lato. Il suo nome è MASCOT, forma abbreviata di
Mobile Asteroid surface SCOuT ma che, con un
gioco di parole, richiama la parola inglese
“mascot”, equivalente del francese “mascotte”,
ossia “portafortuna”.

MASCOT è un parallelepipedo delle dimensioni di
una scatola da scarpe con una massa totale di 9,8
kg. All’interno trova posto un’incredibile quantità
di componenti elettronici e meccanici, che
servono a modificare l’assetto al suolo, spostarsi
sulla superficie dell’asteroide, comunicare con
Hayabusa2, prendere decisioni autonome,

acquisire immagini del suolo e, naturalmente,
svolgere osservazioni scientifiche.
La batteria che lo alimenta è dello stesso tipo
usato dal lander Philae, sganciato (con poca
fortuna) dalla sonda ESA Rosetta sulla cometa
67P. È progettata per garantire a MASCOT
un’autonomia operativa compresa tra le 12 e le 16
ore.

MASCOT sarà sganciato il prossimo 3 ottobre


  1. Quel giorno Hayabusa2 dovrà scendere fino
    a 100 metri dalla superficie dell’asteroide, in
    modo da consentire al lander una caduta libera
    relativamente controllata, della durata
    approssimativa di 20–30 minuti.


Per poter svolgere con successo la sua missione
scientifica dalla superficie di Ryugu, MASCOT
dovrà in primo luogo atterrare nel punto giusto. Il
piccolo lander non è progettato per atterrare in un
posto qualunque, ma dovrà posarsi in un sito con
caratteristiche ben precise:


  • il luogo di atterraggio dovrà essere esposto alla
    luce solare per il 50–70% del periodo di
    rotazione dell’asteroide;

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