particolari stelle che, a differenza di altre, non
erano fisse ma si spostavano lungo la medesima
fascia celeste percorsa da Sole e Luna. Inoltre, per
la particolarità di essere l’allora costellazione nel
quale giaceva l'equinozio di primavera, il Toro
divenne la prima costellazione dello zodiaco
babilonese, motivo per il quale veniva descritta
come il “toro anteriore (alle altre costellazioni
zodiacali)”.
E anche nel celebre Zodiaco di Dendera,
bassorilievo egizio inciso su un soffitto che
raffigura l'emisfero celeste a mo’ di planisfero,
venne riportata la figura di un toro. Per gli antichi
egizi, la costellazione rappresentava Apis, il toro
sacro associato al rinnovamento della vita in
primavera. Allorché l'equinozio di primavera entrò
nel Toro, la costellazione sarebbe stata coperta
dal Sole all'inizio della primavera: un sacrificio che
però portava rinnovamento alla terra.
Nella mitologia greca, il Toro venne identificato
con Zeus, che assunse la forma
di un magnifico toro bianco per
rapire la principessa fenicia
Europa. Nelle illustrazioni, del
Toro ne è raffigurata
solo la porzione anteriore,
motivando come l’animale
fosse parzialmente sommerso
portando Europa in mare
aperto. Un secondo mito greco
associa alla costellazione la
ninfa Io, amante di
Zeus. Quest’ultimo, al fine di
nasconderne la relazione alla
moglie Era, cambiò l’aspetto di
Io in quello di una giovenca.
Il mitografo greco Acusilaus
indica il Toro
come lo stesso del mito del toro
cretese, una delle dodici fatiche
di Eracle. In queste antiche
culture, l'orientamento delle
corna taurine era rivolto verso
l'alto o all'indietro, differendo
dalla successiva raffigurazione greca in cui le
corna puntavano in avanti.
Tolomeo, che riversò nell’Almagesto la dottrina
greca allora acquisita, incluse ovviamente il Toro
nell’elenco delle 48 costellazioni originarie. Gli
arabi, dal canto loro, portarono avanti la
rappresentazione tolemaica; la costellazione
venne perfettamente rappresentata nel “Libro
delle stelle fisse”, una sintesi dei lavori più
importanti astronomici risalenti all'età
classica e in particolare dell'opera di
Tolomeo, l'Almagesto, che venne composta
dall’astronomo persiano Abd al-Rahman al-Sufi nel
- Più tardi, J. Schiller, nel suo tentativo di
cristianizzazione delle figure celesti con il Coelum
Stellatum Christianum, edito nel 1627, stravolse
invece la lunga storia millenaria di questa
costellazione cambiandone i connotati in quelli
dell’apostolo Andrea.
(^148) COELUM ASTRONOMIA
Immagine de “Lo Zodiaco di Dendera” esposto
al Museo del Louvre a Parigi.